pp.212 - A sud del ’68 tra storia e storie, tra ieri e oggi. E dove il presente e il passato si alternano in due filoni: storico-rievocativo e romanzesco. E dove si racconta di due giovani che tra una contestazione e l’altra s’innamorano e vanno a vivere insieme e che dopo cinquant’anni si trovano a parlarne con i coetanei di ieri e con gli osservatori di oggi. Una stagione narrata a più voci e in due tempi. Per la verità anche il riferimento al Sud più che una localizzazione geografica sa tanto di un altrove temporale e sociale. Qui si si parla di un parto epocale, di diritti e di libertà, e anche di cucina e di fare all’amore dentro un sacco a pelo, e soprattutto di giovani che per la prima volta mostrarono di voler e poter contare qualcosa e di scommettere su una scuola farsi conoscenza, civiltà e ricerca. Ma quel periodo diventa un chiodo fisso che esalta gli uni, nonostante certe ingenuità, e manda in bestia gli altri. Provate a chiederne agli incapaci di proiettarsi in un futuro collettivo, e vi risponderanno che si è trattato di una bufala e una perdita di tempo e che anzi sarebbe ora di smettere di parlarne. Al contrario è stata la meridiana che, nel mettere a fuoco la luna e non il dito, induce la storia a risvegliarsi, la pagina a convertirsi in memoria viva, la realtà a diventare invenzione e... Galileo ad accumulare esperienza. Infatti perché non fare l’appello del divorzio, dell’aborto, delle donne che conquistarono la minigonna e della pace (abbasso guerra e terrorismo), che quei giovani propugnarono da un occidente all’altro? E perché non rivendicare come intramontabili certe lotte alla povertà, alle diseguaglianze e ai senza voce che non avevano casa? Alla fine si scoprirà che quei manipoli di scalmanati saranno pure caduti nel pozzo, ma che, come Talete, hanno saputo fiutare il vento delle nuove muse e tentato di rimuovere l’ingiusto del presente a vantaggio del futuro.