pp.132, brossura con foto a b/n
Nato dal desiderio di appagare una curiosità personale, senza la pretesa di un'indagine completa, questo "excursus" in terra di Magna Grecia ha finito col risultare la ricognizione, la raccolta, la documentazione di monumenti inediti d'ispirazione zoostorica e col portare ad una loro plausibile interpretazione.
L'autore, partendo dal presupposto che non si possa attuare valida opera per la conservazione della natura se non svolgendo un'accurata indagine su tutto ciò che di vivo esiste nella regione, ha volto il suo sguardo attento alla ricerca di ogni traccia di vita nel mondo vivente, vegetale ed animale.
Dopo Io storno, oggetto delle sue ricerche è questa volta ancora un volatile: la colomba livia, e non perché la specie dei colombi non sia sufficientemente nota a chiunque si occupi in qualche modo di zoologia o più semplicemente dell'allevamento di animali domestici o semidomestici.
Ma alla columba livia spetta un ben altro posto nella conoscenza ecologica della Regione Salentina.
Quando un animale giunge ad avere come sua abituale dimora dei monumenti appositamente per lui costruiti dall'uomo, (è lecito denominare così le "Torri Columbarie" che numerose lo scrittore ha scoperto nel versante Adriatico, dello Jonio, e nell'entroterra della regione) preoccupato di offrire le migliori condizioni di vita ad un volatile cui certamente attribuiva meriti notevoli e che riteneva degno delle più vive attenzioni, non è soltanto un nome in una specie zoologica nel più vasto quadro di una classificazione sistematica.
Esso è la tessera di un mosaico, un pezzo dell'ecosistema, al servizio dell'uomo, in un paesaggio umanizzato, di cui i monumenti, le torri columbarie, costituiscono un aspetto singolare della regione e parlano un proprio linguaggio col fascino di secoli remoti, associato ed intimamente collegato nell'armonia architettonica e nella vita febbrile dei castelli e delle campagne di Puglia, delle granfie e delle solitarie laure eremitiche bizantine.