pp. 60, brossura, 12x17
The Great Lecce non e quella nota, famosa per il suo barocco. La Lecce che presentiamo e un’altra, fatta di luoghi-non luoghi, attraversati da un costruito onnivoro.
VIVIAMO tempi di diffuso benessere individuale che paghiamo in termini di (inconsapevole?) malessere collettivo. Il nostro abitare, muoversi, impiegare il tempo libero e sempre piu un inno ad una liberta che quasi mai si confronta con la risorsa finita del territorio, che continuamente trasformiamo a esclusivo beneficio dei consumatori. Inavvertitamente (?) banchettiamo senza curarci dello sfondo nel quale s’inseriscono le nostre azioni (pesanti) di occupazione degli spazi extra-urbani. Ne discendono comportamenti sbagliati, perturbatori della stessa scena che ci nutre, nonostante gli scriteriati attacchi di ieri, di oggi (e forse di domani?). Il librino che sfoglierete, cari lettori, contiene queste considerazioni (e altre ancora) e le esprime prendendo a riferimento l’ormai dilagante organismo urbano di Lecce, una citta decisamente diffusa e, purtroppo, debordante oltre i limiti del giusto. Quale territorio, dunque, consegneremo alle generazioni future? Questa e la domanda che merita piu d’una risposta, sistemica (quanto si vuole) ma declinata sul versante dell’ormai arcinoto paradigma della sostenibilita delle relazioni uomo-ambiente.