pp.104, brossura
È l’alba del 13 dicembre 1250. Sono passate solo poche ore dalla morte di Federico II di Hohenstaufen avvenuta a Castel Fiorentino, vicino Lucera. Il resoconto, partecipe e accurato, di un immaginario cronista del XIII secolo ci riporta a quella giornata, confusa e frenetica, in cui la chiassosa solerzia dei funzionari di corte si contrappone alla muta tristezza delle due figlie di Federico: Maryam, fanciulla musulmana adottata dall’imperatore storicamente mai esistita e Violante, figlia illegittima cresciuta in un convento di suore. Le figlie di Federico è un romanzo che dà un’idea della vita quotidiana, degli amori, degli usi e costumi di un’epoca. È soprattutto un viaggio nella condizione femminile del 1200, sullo sfondo della Puglia, terra d’incontro di culture e pensieri comuni a tutti i popoli del Mediterraneo. Ma il protagonista incontrastato di questo romanzo è Federico, Federico tiranno, Federico uomo, Federico padre, con la sua etica discutibile e la sua sensualità esasperata. C’è in lui la sintesi perfetta dei suoi tempi, tempi di barbarie licenziosa e di inibizione per l’arte e la poesia.