pp.336, brossura
‘Firenze del Sud’, ‘Capitale del barocco’... Ma la Lecce del ’600 fu soltanto trionfo dell’architettura? O meglio: solo gusto della decorazione, fasto di ornamenti di chiese, dimore gentilizie, corti e balconi? No di certo. Fu anche vita quotidiana, lavoro, miseria e sofferenza, episodi e vicende piccole e grandi. Furono uomini e donne: nobili, professionisti, artigiani, ed ancora artisti, religiosi, gente qualunque. A traghettarvi in questo universo ai più sconosciuto provvede questo libro, e lo fa attraverso una gran mole di documenti, resoconti, atti notarili, perfino romanze e componimenti poetici, ciascuno straordinariamente vero. E per il tramite di due personaggi tutti da scoprire: il Vescovo del tempo, Monsignore Scipione Spina, che arrivò dalla sua Napoli e s’insediò sulla cattedra leccese nel 1591, rimanendovi per quasi cinquant’anni, e il suo fido servitore, Giovannino, leccese doc, uomo della strada ma dotato di incredibili risorse. Un sodalizio originale e decisamente affascinante. Lo spunto è offerto da un censimento realmente realizzato nel 1631 (lo Status Animarum Civitatis Lytii de anno MDCXXXI) e di cui si conserva traccia in un manoscritto venuto alla luce pochi decenni fa nell’Archivio Vescovile leccese, che si rivela preziosa istantanea della società del tempo.
Giovanni Diurisi Medico, primario ospedaliero nel settore dell’emergenza, con una nutrita lista di interessi in campi disparati: dalla passione per il collezionismo all’amore per il pianoforte e per la cultura nelle sue molteplici espressioni. Abbinando il gusto per la ricerca, il piacere della scrittura e l’attenzione per il proprio territorio, è nata quest’opera prima, che si pone a metà strada fra il saggio ed il romanzo storico.