pp.80, brossura Un paese al centro della penisola salentina, in un territorio un tempo paludoso e tuttora ricco di creta: Cutrofiano, che - come dice l’autore - fu di lingua e rito greco fino al 1600 e che porta nel nome quella kuthra (vaso di ceramica) che ne giustifica l’esistenza e la funzione. Qui, infatti, le fornaci erano attive già in epoca romana e non hanno mai smesso di cuocere vasi. Una famiglia che da almeno cinque secoli, da quando cioè esistono documenti che lo provano, è a Cutrofiano e con le mani immerse in quella creta che gira sul tornio "la rota" che sale e scende, si allarga e si allunga, si apre e si chiude per formare tutto ciò che la duttile materia plastica consente. Una famiglia che, con le altre, ha portato la sua bottega negli spazi che la storia urbanistica del piccolo centro salentino ha destinato all’arte di lavorar la creta, dal Casale fuori le mura alla bottega di via Roma, al rione un tempo rurale dei Piani fino all’area di sviluppo industriale, da dove le ceramiche dei Colì partono per il mercato nazionale e mondiale in cui hanno conquistato una posizione leader. Il libro di Enzo Ligori in poche pagine intreccia e fonde la storia di Cutrofiano con la storia di una famiglia di ceramisti, e restituisce a Cutrofiano, ai suoi cittadini, alle imprese artigiane della ceramica il senso di appartenenza comune in queste radici: una vasta palude, una estesa foresta, tanta argilla sotto i piedi e tante abili mani sul tornio.