pp.210, bossura, illustrato colori
Si parte dall’analisi del primo documento di poesia in dialetto leccese per tentare di individuarne la struttura che connette.
Il poemetto del XVII secolo descrive con precisione lo stato del territorio salentino e quello della cultura del tempo.
Da qui l’autore ci conduce a un immediato paragone con la situazione attuale e ne sottolinea alcune incongruenze.
In particolare ci si chiede come, da uno stato di diffusa condivisione degli spazi, si sia giunti ad accettare quell’esproprio territoriale che consegue alla trasformazione di un luogo in un nonluogo turistico.
Luigi Lezzi è un esperto di didattica del teatro. Collabora attivamente con gli Istituti di Storia delle Tradizioni Popolari e di Antropologia Culturale dell’Università del Salento.
Ha al suo attivo diverse indagini sulla memoria e sul valore delle radici che sfociano o in performances teatrali o in temi di laboratorio.
È anche appassionato di viaggi, specialmente di quelli che chiameremmo slow travels, che impiegano cioè mezzi di trasporto particolarmente lenti come le proprie gambe o la bicicletta. I laboratori didattici che conduce da anni in diverse scuole di ogni ordine e grado hanno portato anche alle recenti pubblicazioni di La memoria raccontata, un’indagine sulla narrativa di tradizione orale a Ceglie Messapico (Aramirè 2006) e Le cicale, il canto salentino a para uce, (Kurumuny 2007).