pp.90 brossura 11x16
Maria Corti (1915-2002), milanese, storica della lingua, filologa, teorica della letteratura, critico militante, narratrice, ha conosciuto la Puglia da ragazza, quando vi raggiungeva il padre nelle vacanze estive.Nel Salento frequentò l`Accademia Salentina e i suoi membri, da Girolamo Comi a Michele Pierri, a Oreste Macrì; vi studiò le cronache dell`assedio turco del 1480; raccolse dalla voce delle ultime prefiche i "canti della morte" in lingua grica; a Lecce vinse la sua prima cattedra universitaria. Ma vi cercò anche, negli spazi magici della cattedrale di Otranto, trai resti della Torre del Serpe, o nelle grotte costiere, quei "fantasmi storici" che soli la facevano innamorare dei luoghi reali: il fantasma di Idrusa, di Zurlo, di Colangelo, di Nachira e degli altri martiri dell`assedio turco, di Akmed Pascià, dei monaci basiliani, dei "tessellaru" che lavorarono al mosaico della cattedrale, di re Artù o di Alessandro Magno che lì vi sono rappresentati.Seguire questi fantasmi ci consente di ripercorrere una parte della produzione della Corti: un`opera in cui il lavoro creativo si intreccia saldamente con quello scientifico in una trama coerente dove la parola del critico e quella dello scrittore si sostanziano della stessa tensione conoscitiva.