pp.70 brossura 17x24 Febbri frequentissime, a volte letali, attaccavano i coloni che stabilmente risedevano nella masseria "Romatelle", nel retro-costa leccese, nelle vicinanze di Torre Specchiolla, proprio al limite del feudo di Torchiarolo. «Tutti colororo che vi dimorano, (12 persone alla data del 1906) presentano le note più caratteristiche della malaria grave, e della più squallida miseria. Uno di essi, P.N.P.,giovane-vecchio, richiama specialmente la nostra atttenzione per la sua faccia gialla terrea, incorniciata da barba nerissima, e incolta. "Ho dovuto lascirmi crescere la barba, ci dice, per nascondere in parte il colorito del mio volto, che impressionava tutti!". Percepisce: 12 lire; 1 tomolo di grano, 2 stoppelli di fave; 2 pignatelle di olio; 1Kg di sale, per ogni mese. E ciò deve bastare a lui ed alla moglie. Un altro, D.G.P., e un figlio guadagnano ciascuno, ed al mese: 11 lire; 1 tomolo di grano (poco meno il figlio); 2 stoppelli di fave; 2 pignatelle di olio; 1 chilogr. di sale. La moglie di D.G.P. prende il chinino che le diamo, quasi non credendo a quel che vede: "Ma chi ce lo dà questo chinino?- domanda, e, quando noi le diciamo che le aspetta di diritto per una provvida Legge emanata dal Governo, ella, giungendo le mani ed elevandole al cielo, esclama commossa: "Possa stare sempre buono il Governo!". In questa località vengono ogni anno a lavorare in media 15 lavoratori al giorno; e quando vi pernottano, dormono in un`unica stanzetta posta a pochi metri dalla masseria. Moltissime zanzare». Così descrivono le condizioni di vita degli occupanti la masseria i due medici Cosimo Russo e Francesco Cota che, ispezionando il luogo, ebbero modo di abbozzare questo icastico quadro socio-sanitario, esemplificativo dello stato penoso in cui versava buona parte della popolazione rurale di Lecce d`inizio secolo. Tra «melma fetidissima e rigagnoli di acqua nera e putrida», si dipanavano le quotidiane trame lavorative e di vita di relazione di contadini miseri e luridi.