Gli approdi del Sud. I porti visti da Philipp Hackert (1789 - 1793)

Mozzillo Atanasio
Dello stesso autore
Editore/Produttore: CAPONE EDITORE
EAN: L00014686



pp.36 rilegato, pagine in cartoncino, 34x 50 illustrato colori e b/n

Meraviglioso volume "fuori formato" , 16 delle 36 pagine sono esclusivamente dedicate alla riproduzione dei dipinti. Determinante, si dice, nella decisione di Ferdinando IV di affidare ad Hackert il rilevamento dei porti, fu l`analoga iniziativa di Luigi XV, che diede incarico a Vernet di percorrere le coste atlantiche e mediterranee della Francia per illustrarne gli scali. Ne risultarono quattordici grandi tele oggi conservate al Louvre e tutte datate al decennio 1752-62. Quindi quasi trent`anni prima della missione affidata ad Hackert, il che già fa nascere qualche dubbio su questa filiazione, o almeno la ridimensiona a livello di semplice analogia, di precedente non certo causale della decisione ferdinandea, la quale appare fondata su una molteplicità di motivi: georgofilia non solo di parata, inconsapevole fisiocraticismo, rivisitazione e riappropriazione culturale e politica delle province nel segno riformistico; e su altri che possono indicarsi in certi sussulti di orgoglio dinastico che aveva i suoi esiti anche nel potenziamento della marina e quindi nelle "infrastrutture" da esso richieste. Pronto Hackert ad accettare questo incarico certamente faticoso, pronto, si può dire, fin da quando dipinge le dighe nel porto di Dieppe o le vedute fantastiche di coste meridionali o, ancora, da quando ricostruisce su tela lo scontro navale di Tchesme, fino alle più recenti vedute di Civitavecchia e di Ancona (1777), che preludono ai "Porti" del regno anticipandone impianto e percezione visiva. Philipp guarda al mare, alla sua gente, ai suoi luoghi, come a una dimensione - e tra le più assolute - di una natura che vive della sua stessa necessità, perfetta ed immutabile, estranea alla caducità della storia. Quindi Hackert accetta, e inizia così questa odissea figurativa lungo rotte omeriche e itinerari crociati; da entrambi Philipp non si lascia incantare. Lui non è un Vivant Denon che suggerisce ai suoi disegnatori revival odisseici e turchesche suggestioni. Lui viaggia lungo queste coste per accedere a una realtà fatta di rocce e di acque, di alberi e sabbie, ma anche di pietre, pietre allineate e cementate dall`uomo, e quindi canali dighe argini darsene arsenali magazzeni; anche di legni: galeotte fuste polacche palischermi battane caicchi sciabecchi. Pronto il pittore a spostarsi attraverso malagevoli strade e dirupati sentieri delle più lontane province; pronto ad affrontare traversate di mare lungo coste che ancora avvertono il pericolo e l`angoscia di improvvise scorrerie; pronto a ritornare sui passi di Rediesel, Young, Vivant Debon, Bartels, e non soltanto perchè quello è il suo lavoro, ma gli ordini del suo signore, ma anche perchè, lo si è detto, fin dall`inizio della sua carriera artistica il mare ha sempre esercitato su di lui un forte richiamo.


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pp.36 rilegato, pagine in cartoncino, 34x 50 illustrato colori e b/n

Meraviglioso volume "fuori formato" , 16 delle 36 pagine sono esclusivamente dedicate alla riproduzione dei dipinti. Determinante, si dice, nella decisione di Ferdinando IV di affidare ad Hackert il rilevamento dei porti, fu l`analoga iniziativa di Luigi XV, che diede incarico a Vernet di percorrere le coste atlantiche e mediterranee della Francia per illustrarne gli scali. Ne risultarono quattordici grandi tele oggi conservate al Louvre e tutte datate al decennio 1752-62. Quindi quasi trent`anni prima della missione affidata ad Hackert, il che già fa nascere qualche dubbio su questa filiazione, o almeno la ridimensiona a livello di semplice analogia, di precedente non certo causale della decisione ferdinandea, la quale appare fondata su una molteplicità di motivi: georgofilia non solo di parata, inconsapevole fisiocraticismo, rivisitazione e riappropriazione culturale e politica delle province nel segno riformistico; e su altri che possono indicarsi in certi sussulti di orgoglio dinastico che aveva i suoi esiti anche nel potenziamento della marina e quindi nelle "infrastrutture" da esso richieste. Pronto Hackert ad accettare questo incarico certamente faticoso, pronto, si può dire, fin da quando dipinge le dighe nel porto di Dieppe o le vedute fantastiche di coste meridionali o, ancora, da quando ricostruisce su tela lo scontro navale di Tchesme, fino alle più recenti vedute di Civitavecchia e di Ancona (1777), che preludono ai "Porti" del regno anticipandone impianto e percezione visiva. Philipp guarda al mare, alla sua gente, ai suoi luoghi, come a una dimensione - e tra le più assolute - di una natura che vive della sua stessa necessità, perfetta ed immutabile, estranea alla caducità della storia. Quindi Hackert accetta, e inizia così questa odissea figurativa lungo rotte omeriche e itinerari crociati; da entrambi Philipp non si lascia incantare. Lui non è un Vivant Denon che suggerisce ai suoi disegnatori revival odisseici e turchesche suggestioni. Lui viaggia lungo queste coste per accedere a una realtà fatta di rocce e di acque, di alberi e sabbie, ma anche di pietre, pietre allineate e cementate dall`uomo, e quindi canali dighe argini darsene arsenali magazzeni; anche di legni: galeotte fuste polacche palischermi battane caicchi sciabecchi. Pronto il pittore a spostarsi attraverso malagevoli strade e dirupati sentieri delle più lontane province; pronto ad affrontare traversate di mare lungo coste che ancora avvertono il pericolo e l`angoscia di improvvise scorrerie; pronto a ritornare sui passi di Rediesel, Young, Vivant Debon, Bartels, e non soltanto perchè quello è il suo lavoro, ma gli ordini del suo signore, ma anche perchè, lo si è detto, fin dall`inizio della sua carriera artistica il mare ha sempre esercitato su di lui un forte richiamo.

Dettagli
DatiDescrizione
EAN2111100001960
AutoreMozzillo Atanasio
EditoreCAPONE EDITORE
Data pubblicazione1993
CategoriaIllustrati & Fotografici
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