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Esiste probabilmente un Sud degno di essere abitato e vissuto. Forse esistono luoghi, abitudini, uomini degni di essere conosciuti e apprezzati anche qui, a contrastare il degrado, gli aspetti infernali e sulfurei, i ritardi, il malaffare che infestano una sterminata letteratura sul Mezzogiorno e le cronache quotidiane.
Con questo spirito Raffaele Nigro ha attraversato i paesi del Sud, in cerca della parte in luce della luna meridionale, convinto che ci sia, forse per bilanciare il suo lavoro di cronista che lo costringeva a raccontare la faccia buia del paese. Ha provato a cercare quelle che per una redazione giornalistica sono delle non-notizie, perché non sono cronaca nera e nemmeno rosa.
Sulla traccia di quel popolo di formiche individuato da Fiore che la modernità sembra aver azzerato nel pizzo, nella volgarità, nei consumi, nell’arretratezza, nella devastazione ambientale, nell’organizzazione malavitosa, nel clientelismo, i formicai silenziosi che animano la quotidianità del Mezzogiorno. La stessa che ha permesso ai più di restare e di provare a rinsaldare radici, la stessa che alla fine di ogni viaggio, dopo aver dissetato il piacere di andare, consente loro di tornare
