Dolmen, Menhir e Specchie. Viaggio fra le pietre e i megaliti del Salento

Panico Luigi
Dello stesso autore
Editore/Produttore: EDIZIONI DEL GRIFO
EAN: 9788872612507



pp.216 brossura 17x24 fotografie colori e b/n

Negli ultimi anni è andato crescendo l`interesse verso i temi ambientali e culturali del Salento. Grazie ad un aumentato livello di istruzione e ad un clima più generale di condivisione dei valori di civiltà espressi dai segni lascitici in eredità, si è sedimentata, in àmbiti vieppiù ampi della popolazione, una partecipazione più accorta verso tutto ciò che è storia, architettura e paesaggio. Ciò lo si deve anche al numero elevato di giovani laureati in discipline connesse alla conservazione dei beni della cultura, che disseminano i germi dell`amore nei riguardi dei frutti significativi del passato. Ma un peso notevole lo hanno svolto taluni enti locali, che in diverse realtà si sono dimostrati lungimiranti nel programmare interventi di recupero e tutela dei loro (e nostri) tesori di arte e ambiente. Un aiuto concreto lo portano avanti le associazioni ecologiche e quant` altri (le Pro loco) si spendono per conservare (e far fruire) i tanti elementi di civiltà dislocati nella bella sub-regione del Salento leccese. Nell`azione di ripresa del turismo culturale si distinguono, talvolta, gruppi di "amici dei monumenti", che offrono i loro servizi per far meglio conoscere le emergenze presenti nei cantucci più appartati della provincia policentricamente dotata di siti intrisi di bellezza.Concorre, inoltre, alla diffusione del livello di conoscenza dei luoghi più meritevoli di salvaguardia, la pubblicistica figlia della passione e della volontà. In questa linea di "militanza culturale" si pone il volume di Luigi Panico, un "innamorato della pietra", un litòfilo che ha girato in lungo e in largo la Penisola Salentina allo scopo di individuare e fotografare quanto ci è rimasto dell`enorme patrimonio megalitico che caratterizzava le mediterranee contrade di casa nostra.Sulla scia dei maestri di ieri (Maggiulli, De Giorgi, Palumbo), l`autore (di un volume che egli, con spirito di alunno, definisce un "modestissimo lavoro") dà conto delle sue infinite visite nei posti ove si ergono (e sopravvivono, talvolta malamente) i segnacoli di pietra: dolmen, menhir e specchie.Nelle didascaliche pagine di Panico sono riportate, con l`agguerrita voglia di difenderle, le testimonianze autentiche della lunga durata della civiltà della pietra in Terra d`Otranto.Il suo viaggio nelle campagne e negli abitati è, dunque, un pellegrinaggio appassionato di un viandante che intende recuperare una buona parte dell`identità territoriale per offrirla a chi, turista archeologico o studente voglioso di apprendere non ha il tempo (o la fantasia) per sobbarcarsi la fatica della visita non guidata.Si è, allora, di fronte ad un testo redatto da un solerte non "addetto ai lavori" dotato di spirito di sacrificio e che supera, per questo, le difficoltà del suo approccio narrativo. Leggendo (e vedendo nondimeno) quanto sinteticamente riporta su ogni elemento megalitico "ritrovato" (con la bussola dei Maggiori)megalitico 9 viene spontaneo un moto di freschezza: per ciò che scorre, pagina dopo pagina, in termini di passato che dona riconoscibilità e aiuta a vivere (allietandoci).Rivisitando i siti della memoria si possono, a tratti, percepire gli echi ciardiani degli uliveti tra i sassi e la luna; calpestando i sentieri nascosti che conducono agli "accumuli di pietre" si levano fragranti gli odori della macchia, i sapori dimenticati dell`altroieri contadino.Tra i libri sulle pietrefitte e dintorni, che si succedono velocemente nel panorama editoriale pugliese, questo di Panico è benvenuto per la carica di umanità e di semplicità dell`estensore, che ha seguìto gl`insegnamenti dei colti e ha divulgato, con gli strumenti linguistici in suo possesso, quanto da lui esperito in prima persona. Ne è scaturito un testo che è essenzialmente "vissuto".


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pp.216 brossura 17x24 fotografie colori e b/n

Negli ultimi anni è andato crescendo l`interesse verso i temi ambientali e culturali del Salento. Grazie ad un aumentato livello di istruzione e ad un clima più generale di condivisione dei valori di civiltà espressi dai segni lascitici in eredità, si è sedimentata, in àmbiti vieppiù ampi della popolazione, una partecipazione più accorta verso tutto ciò che è storia, architettura e paesaggio. Ciò lo si deve anche al numero elevato di giovani laureati in discipline connesse alla conservazione dei beni della cultura, che disseminano i germi dell`amore nei riguardi dei frutti significativi del passato. Ma un peso notevole lo hanno svolto taluni enti locali, che in diverse realtà si sono dimostrati lungimiranti nel programmare interventi di recupero e tutela dei loro (e nostri) tesori di arte e ambiente. Un aiuto concreto lo portano avanti le associazioni ecologiche e quant` altri (le Pro loco) si spendono per conservare (e far fruire) i tanti elementi di civiltà dislocati nella bella sub-regione del Salento leccese. Nell`azione di ripresa del turismo culturale si distinguono, talvolta, gruppi di "amici dei monumenti", che offrono i loro servizi per far meglio conoscere le emergenze presenti nei cantucci più appartati della provincia policentricamente dotata di siti intrisi di bellezza.Concorre, inoltre, alla diffusione del livello di conoscenza dei luoghi più meritevoli di salvaguardia, la pubblicistica figlia della passione e della volontà. In questa linea di "militanza culturale" si pone il volume di Luigi Panico, un "innamorato della pietra", un litòfilo che ha girato in lungo e in largo la Penisola Salentina allo scopo di individuare e fotografare quanto ci è rimasto dell`enorme patrimonio megalitico che caratterizzava le mediterranee contrade di casa nostra.Sulla scia dei maestri di ieri (Maggiulli, De Giorgi, Palumbo), l`autore (di un volume che egli, con spirito di alunno, definisce un "modestissimo lavoro") dà conto delle sue infinite visite nei posti ove si ergono (e sopravvivono, talvolta malamente) i segnacoli di pietra: dolmen, menhir e specchie.Nelle didascaliche pagine di Panico sono riportate, con l`agguerrita voglia di difenderle, le testimonianze autentiche della lunga durata della civiltà della pietra in Terra d`Otranto.Il suo viaggio nelle campagne e negli abitati è, dunque, un pellegrinaggio appassionato di un viandante che intende recuperare una buona parte dell`identità territoriale per offrirla a chi, turista archeologico o studente voglioso di apprendere non ha il tempo (o la fantasia) per sobbarcarsi la fatica della visita non guidata.Si è, allora, di fronte ad un testo redatto da un solerte non "addetto ai lavori" dotato di spirito di sacrificio e che supera, per questo, le difficoltà del suo approccio narrativo. Leggendo (e vedendo nondimeno) quanto sinteticamente riporta su ogni elemento megalitico "ritrovato" (con la bussola dei Maggiori)megalitico 9 viene spontaneo un moto di freschezza: per ciò che scorre, pagina dopo pagina, in termini di passato che dona riconoscibilità e aiuta a vivere (allietandoci).Rivisitando i siti della memoria si possono, a tratti, percepire gli echi ciardiani degli uliveti tra i sassi e la luna; calpestando i sentieri nascosti che conducono agli "accumuli di pietre" si levano fragranti gli odori della macchia, i sapori dimenticati dell`altroieri contadino.Tra i libri sulle pietrefitte e dintorni, che si succedono velocemente nel panorama editoriale pugliese, questo di Panico è benvenuto per la carica di umanità e di semplicità dell`estensore, che ha seguìto gl`insegnamenti dei colti e ha divulgato, con gli strumenti linguistici in suo possesso, quanto da lui esperito in prima persona. Ne è scaturito un testo che è essenzialmente "vissuto".

Dettagli
DatiDescrizione
EAN9788872612507
AutorePanico Luigi
EditoreEDIZIONI DEL GRIFO
Data pubblicazione2004
CategoriaArchitettura & Urbanistica
Pagine216
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