pp.216 Il Pinocchio della nostra infanzia rivive nel poemetto di Maria Rita Bozzetti. La narrazione delle sue avventure è contrappuntata, però, dalle profonde considerazioni della coscienza, considerazioni morali che sembrano incalzare e nascono dal bisogno di accogliere "l’umana fragilità", di cui Pinocchio, come scrive l’Autrice, "è icona", e dall’urgenza di indicare una via di liberazione, di affrancamento dalle contraddizioni e, forse, da quella "pena di esistere" in cui, talvolta, ci pare siano avviluppati i nostri giorni. Il succedersi delle avventure sembra disegnare una mappa delle tortuosità nelle quali si dibatte la nostra vita. Tortuosità, si. Il nostro Pinocchio ce ne rende consapevoli non più con i cari accenti toscani del Collodi ma con il ritmo pensoso di questo poemetto. L’Autrice ci pone dinanzi all’urgenza ed alla necessità dell’ascolto, dell’ascolto di una vocina.