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Raccontarsi dalla malattia oltre il conseguente paradigma segnato dal dolore e dalla malinconia, si può?
Certo, se a scrivere è Agnese Perulli, giovane coscienza musicale per la quale non ci sono confini da dove segnare il patire delle contraddizioni, da cui segnalare il non senso delle negazioni tra vita che declina e volontà di vivere, inclinata nel canto della vita stessa.
Come nella logica della musica, come nella fonia della voce, che Agnese emetteva con risonanza di sonorità oltre il silenzio, da dove voce e canto scaturivano come eco sublime del sentire.
Questo libro racconta un ‘non confine’ tra canto e silenzio, così come tra vita e non vita: non c’è contraddizione, né negazione, ma trasparenza inerente di un senza fine, di uno s-finire che non finisce. Per una coscienza che ha amato/ama la trasparenza, come Agnese, l’essere è nel suono sempre, anche quando non c’è percezione uditiva con cui intenderlo. Rimane la ripercussione, l’intesa, la tensione, l’intendimento come ‘grazia’ di un’energia originaria in ritorno, quale infinita iterazione di Presenza.
Perché si esiste sempre nell’unica Presenza in cui ogni vita è: eco intensa, che sempre risuona come una vita nell’equivalenza non misurabile di un giorno solo.
Carlo Alberto Augieri