La storia della musica italiana è di necessità una storia di tante regioni e città più o meno collegate le une con le altre da rapporti politici, artistici, dinastici, d'interesse, di scuole, di gusti, di relazioni incrociate; il mito generico dell'universalità, della sovranazionalità della musica, e il mito secondario dell'Italia intesa come patria felice dei canti e dei suoni, ha coperto fino a non molto tempo fa questa realtà multiforme, radicata nelle diversità del nostro Paese, in secolari differenze di assetto e di stratificazioni storiche. A questo stato di cose, le coscienze più vigili della musicologia hanno reagito con l'impulso alle ricerche particolari: non per chiudersi entro angusti confini, o addirittura resuscitare fantasmi di campanile, ma per prendere coscienza della realtà, ordinare date e carriere, valutare fatti e istituzioni, e ritornare quindi ai nessi e collegamenti nazionali e anche europei sulla base di una documentazione nuova o nuovamente soppesata. A questa fruttuosa tendenza appartiene il presente lavoro di Domenico Morgante, dedicato a esplorare e illustrare vicende musicali in terra di Puglia dalla fine del secolo XV a tutto il XVIII; due le direttive principali, la carriera pugliese del madrigalista fiammingo Jachet de Berchem e il censimento ragionato della locale arte organaria: "origine e progressi" come soleva dirsi nel Settecento, coinvolgendo l'ambito ecclesiastico e civile, cointeressando all'artigianato la storia delle idee. Domenico Morgante è uno dei più autorevoli musicologi italiani della nuova generazione. Discepolo di L. F. Tagliavini all'Accademia di Pistoia, si è laureato in Lettere all'Università di Bari con una dissertazione musicologica. Concertista e compositore, ha svolto attività didattica in Conservatorio e nell'Università. Fondamentali i suoi studi e le sue ricerche di carattere biografico, prammatico e organologico sulla civiltà musicale italiana dell'età rinascimentale e barocca.
