pp. 592, brossura Stampato nel 1531 a Venezia, «in casa de Aurelio Pincio Veneto, ad instanzia de Cristoforo dito Stampon libraro e compagni», l’Oronte Gigante, già notevole per la sua alta data di composizione, si colloca non indegnamente nel quadro della narrativa epico-cavalleresca in ottave. Ma l’opera di Antonino Lenio (nato intorno al 1470, forse a Parabita, in provincia di Lecce) è più volte percorsa da vivi e compartecipi interessi d’attualità, talché si tramuta spesso in testimonianza palpitante delle drammatiche vicende coeve in Europa e in amabile attestazione della coeva società e cultura «napoletana» e veneta (anche gli Epigrammata, qui riprodotti), lungo itinerari meno frequentati e perciò forse più invitanti. D’altronde, le curiosità culturali dell’autore a contatto non solo degli ambienti salentini, ma anche napoletani, ragusei, romani, veneti; le sue aperture scientifico-filoso fiche; le sue inclinazioni verso le credenze d’astrologia e di magia; fanno dell’Oronte Gigante un tipico esemplare di quell’arte minore che, sfuggendo ad ogni buona intenzione e ad ogni compromesso di carattere estetico, si risolve positivamente in una sorta di crocevia della cultura contemporanea. In appendice s’è poi voluto rinfrescare la memoria della Bradamante Gelosa di Secondo Tarentino.